Cervino |
Cima Ovest di Lavaredo 2973m: Via Normale di Concina
Ciro
Via indicata da ometti in pietra, segni e frecce rossi, sbiaditi ma visibili.
E’ un alternarsi di camminata
su ghiaie e sfasciumi, da non sottovalutare
e affrontare con prudenza a tratti di arrampicata su
roccia buona. Nei
tratti dove si arrampica si trovano le soste chiodate e ci sono le possibilità
di fare
delle assicurazioni intermedie su clessidre e spuntoni.
Siamo partiti dal parcheggio sopra il rifugio Auronzo (2320 m) alle 7:45
e arrivati in vetta alle 11:45,
siamo scesi alle 12:37 e arrivati all’auto
alle 16:40. Questi tempi li abbiamo impiegati in due
salendo assicurati
in tutti i tratti di arrampicata.
Materiale utilizzato: corda da cinquanta metri, alcune fettucce per le
soste, discensore e casco.
SALITA - Si parte dal piazzale sopra al rifugio Auronzo,
dove ha inizio anche il sentiero CAI numero 105
per la forcella Col di
Mezzo, si prende a destra il sentiero che sale alla Forcella Grande, che
divide la
Cima Grande dalla Ovest.
Pochi metri sotto la Forcella Grande si imbocca un evidentissimo canalone
sulla sinistra e si incontra
subito una strozzatura, che richiede di superare
un breve salto in arrampicata (3m II°), facile e
non esposto. Si prosegue
camminando fino a dove il canalone si biforca ed una enorme freccia molto
in alto indica verso sinistra. Si cammina lungo un pendio ghiaioso, si
supera una crestina e si scende
per pochi metri ad una cengia, che si
percorre verso sinistra, fino sotto ad una camino, che si scala
per alcuni
metri sul lato sinistro. Qui la roccia è buona, le difficoltà
sono inferiori al secondo
grado, l’esposizione non impressiona,
ma è un punto in cui bisogna stare attenti, perché alla
base
del camino, scende un ripidissimo canalone.
Si prosegue su cengia per pochi metri verso sinistra, poi si gira a destra
e si sale un pendio ghiaioso,
fin sotto ad una parete rocciosa, a sinistra
del bordo del canalone imboccato inizialmente. Qui inizia
il primo tiro.
La parete rocciosa sembra più difficoltosa di quanto non lo sia,
si superano pochi metri di
II°, fino ad entrare in un camino di I°+
ben gradinato con roccia ottima. Poco sotto alla sosta chiodata,
si aggira
l’impennarsi del camino, verso destro, su roccia ottima e ben appigliata,
ma in forte
esposizione. Sembra possibile,con le stesse difficoltà
anche l’aggiramento a sinistra.
Dalla sosta, si scende senza difficoltà verso destra nel canalone,
dove l’accesso costringe ad
un passaggio laterale di II°, oppure
dalla sosta si seguono i segni rossi che indicano di salire alcuni
metri,
prima di attraversare a destra e scendere nel canalone. La prima soluzione
è la più logica. Da qui
si sale per un tratto facile, di
roccette e ghiaie, che però in discesa ci ha costretti a
mantenere
l’attenzione alta, fino a giungere alla forcella della Ovest. Si
va a destra, per ghiaie, fino
sotto ad una parete con una freccia. Non
la si attacca in quel punto, si scende di alcuni metri e
si arrampica
una rampa da destra a sinistra I°+ fino a raggiungere un evidente
camino di 15 m di
II°+ (Foto 1). Alla sua fine (chiodi con cordino
sulla destra) si giunge su una evidente cengia che
taglia per buona parte
il monte e offre un panorama eccezionale.
Si percorre la cengia verso sinistra, per un bel tratto, poi si sale una
facile rampa verso destra, fino
a guadagnare una cengia più in
alto, che si percorre verso sinistra, fino alla fine del sentiero. Si
salgono delle rocce facili sulla destra, fino ad una cengetta, che si
percorre verso destra, dove si
incontra subito una strozzatura delicata
ed esposta (foto 2), che superatala riporta sulla cengetta
alla base di
un camino. Prima della strozzatura ci sono delle clessidre, poi c’è
un cordino in clessidra e
dei chiodi. Si sale il camino di II° (foto
3) e poi una parete gradinata a sinistra (alternarsi di I° e II°)
per circa 40 m, fino ad una cengia, con sosta chiodata.
Si segue la comoda cengia verso destra, fin dove è interrotta da
un profondo solco, nel quale si
scende (I°) e si risale a riprenderla (II°) dall’altro lato, sosta. Qui non si prosegue
lungo la cengia, ma
si sale diritti su roccia buona, per circa 15 m con
difficoltà di II° fino ad una sosta su cengia, che
si percorre
verso destra fino alla base di un canale. Lo si sale per 40 m (I°)
fino a dove termina sotto
un breve salto, che si supera arrampicando su
ottima roccia di II° (foto 4 e 5) e si giunge su un
comodo terrazzo
alla base del muro di circa 6 m, che costituisce il passaggio chiave della
salita. Sosta
con chiodi.
Abbiamo affrontato il salto direttamente sopra i chiodi della sosta, con
difficoltà nettamente superiore
al III°, che ci aspettavamo
(potrebbe essere un IV°), ma forse era da salire alcuni metri più
a
sinistra, come mi sono accorto poi, scendendo in doppia.
Quasi alla fine del muro c’e una sosta chiodata e due metri sopra
si guadagna un’ampia cengia e
si prosegue slegati verso destra e
poi lungo una cengia verso sinistra, scendendo alcuni metri e
poi salendo
ad una forcella, che da sulla parete nord. Da qui si sale pochi metri
a destra, fin sotto un
salto (si prosegue di nuovo legati) dalla cui sommità
penzola un cordino (se non ci fosse la difficoltàè
attorno al II°+), con il quale ci si aiuta a salirlo, per pervenire
ad una cengia, che si percorre
verso destra e che diventa sempre più
stretta, gira a sinistra, sale ad un intaglio (passaggio I°) che
si
supera per scendere alcuni metri. Da qui si vede la parete nord della
Cima Grande e si prosegue
salendo un breve camino verso sinistra, per
poi proseguire verso destra per alcuni metri lungo una
cengia esposta,
fino a scendere nel comodo (I°). Si può procedere di
nuovo slegati, salendo per
pochi metri a raggiungere una cengia a sinistra
di un blocco, che si percorre fino dove è possibile
aggirarlo sulla destra, si scende e poi si sale il blocco finale, dove c’è
la vetta.
DISCESA - La discesa la si fa percorrendo la via di salita
a ritroso, sempre legati e facendo delle
doppie. Solo gli ultimi metri
del primo tiro (II°), l’abbiamo arrampicato, perché non
siamo riusciti a fare
una doppia unica. Poi siamo scesi slegati, con molta
cautela fino alla Forcella Grande.
NOTE - Sebbene le difficoltà tecniche non siano
elevate ed il dislivello sia di poco superiore a 600m, è
una salita
lunga ed impegnativa da non sottovalutare. Sembrerà canzonatorio
parlare di ambiente
solitario, riferendosi alle Cime di Lavaredo, ma è
stato così, mi sembrava di essere sulle Dolomiti di
oltre Piave.
La via in se, i panorami, tutto è meraviglioso, in oltre vent’anni
di gite in montagna, è sicuramente una delle più entusiasmanti
che abbia fatto. © |