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Nome: Cima Ovest di Lavaredo 2973 m
Regione: Veneto
Zona: Tre Cime di Lavaredo
Difficoltà: III grado
Atrezzatura: normale dotazione alpinistica

Tempo Complessivo: 5-6 ore
Quota Partenza: 2320 m
Quota Arrivo: 2973 m
Dislivello Via: circa 600m
Salita: Ovest   Discesa: Come salita

Cervino

Cima Ovest di Lavaredo 2973m: Via Normale      di Concina Ciro

Via indicata da ometti in pietra, segni e frecce rossi, sbiaditi ma visibili. E’ un alternarsi di camminata su ghiaie e sfasciumi, da non sottovalutare e affrontare con prudenza a tratti di arrampicata su roccia buona. Nei tratti dove si arrampica si trovano le soste chiodate e ci sono le possibilità di fare delle assicurazioni intermedie su clessidre e spuntoni.
Siamo partiti dal parcheggio sopra il rifugio Auronzo (2320 m) alle 7:45 e arrivati in vetta alle 11:45, siamo scesi alle 12:37 e arrivati all’auto alle 16:40. Questi tempi li abbiamo impiegati in due salendo assicurati in tutti i tratti di arrampicata.
Materiale utilizzato: corda da cinquanta metri, alcune fettucce per le soste, discensore e casco.

SALITA - Si parte dal piazzale sopra al rifugio Auronzo, dove ha inizio anche il sentiero CAI numero 105 per la forcella Col di Mezzo, si prende a destra il sentiero che sale alla Forcella Grande, che divide la Cima Grande dalla Ovest.
Pochi metri sotto la Forcella Grande si imbocca un evidentissimo canalone sulla sinistra e si incontra subito una strozzatura, che richiede di superare un breve salto in arrampicata (3m II°), facile e non esposto. Si prosegue camminando fino a dove il canalone si biforca ed una enorme freccia molto
in alto indica verso sinistra. Si cammina lungo un pendio ghiaioso, si supera una crestina e si scende per pochi metri ad una cengia, che si percorre verso sinistra, fino sotto ad una camino, che si scala per alcuni metri sul lato sinistro. Qui la roccia è buona, le difficoltà sono inferiori al secondo grado, l’esposizione non impressiona, ma è un punto in cui bisogna stare attenti, perché alla base del camino, scende un ripidissimo canalone.

Si prosegue su cengia per pochi metri verso sinistra, poi si gira a destra e si sale un pendio ghiaioso, fin sotto ad una parete rocciosa, a sinistra del bordo del canalone imboccato inizialmente. Qui inizia il primo tiro. La parete rocciosa sembra più difficoltosa di quanto non lo sia, si superano pochi metri di II°, fino ad entrare in un camino di I°+ ben gradinato con roccia ottima. Poco sotto alla sosta chiodata, si aggira l’impennarsi del camino, verso destro, su roccia ottima e ben appigliata, ma in forte esposizione. Sembra possibile,con le stesse difficoltà anche l’aggiramento a sinistra.
Dalla sosta, si scende senza difficoltà verso destra nel canalone, dove l’accesso costringe ad un passaggio laterale di II°, oppure dalla sosta si seguono i segni rossi che indicano di salire alcuni metri, prima di attraversare a destra e scendere nel canalone. La prima soluzione è la più logica. Da qui si sale per un tratto facile, di roccette e ghiaie, che però in discesa ci ha costretti a mantenere l’attenzione alta, fino a giungere alla forcella della Ovest. Si va a destra, per ghiaie, fino sotto ad una parete con una freccia. Non la si attacca in quel punto, si scende di alcuni metri e si arrampica una rampa da destra a sinistra I°+ fino a raggiungere un evidente camino di 15 m di II°+ (Foto 1). Alla sua fine (chiodi con cordino sulla destra) si giunge su una evidente cengia che taglia per buona parte il monte e offre un panorama eccezionale.

Si percorre la cengia verso sinistra, per un bel tratto, poi si sale una facile rampa verso destra, fino a guadagnare una cengia più in alto, che si percorre verso sinistra, fino alla fine del sentiero. Si salgono delle rocce facili sulla destra, fino ad una cengetta, che si percorre verso destra, dove si incontra subito una strozzatura delicata ed esposta (foto 2), che superatala riporta sulla cengetta alla base di un camino. Prima della strozzatura ci sono delle clessidre, poi c’è un cordino in clessidra e dei chiodi. Si sale il camino di II° (foto 3) e poi una parete gradinata a sinistra (alternarsi di I° e II°) per circa 40 m, fino ad una cengia, con sosta chiodata.
Si segue la comoda cengia verso destra, fin dove è interrotta da un profondo solco, nel quale si scende (I°) e si risale a riprenderla (II°) dall’altro lato, sosta. Qui non si prosegue lungo la cengia, ma si sale diritti su roccia buona, per circa 15 m con difficoltà di II° fino ad una sosta su cengia, che si percorre verso destra fino alla base di un canale. Lo si sale per 40 m (I°) fino a dove termina sotto un breve salto, che si supera arrampicando su ottima roccia di II° (foto 4 e 5) e si giunge su un comodo terrazzo alla base del muro di circa 6 m, che costituisce il passaggio chiave della salita. Sosta con chiodi.

Abbiamo affrontato il salto direttamente sopra i chiodi della sosta, con difficoltà nettamente superiore al III°, che ci aspettavamo (potrebbe essere un IV°), ma forse era da salire alcuni metri più a sinistra, come mi sono accorto poi, scendendo in doppia.
Quasi alla fine del muro c’e una sosta chiodata e due metri sopra si guadagna un’ampia cengia e si prosegue slegati verso destra e poi lungo una cengia verso sinistra, scendendo alcuni metri e poi salendo ad una forcella, che da sulla parete nord. Da qui si sale pochi metri a destra, fin sotto un salto (si prosegue di nuovo legati) dalla cui sommità penzola un cordino (se non ci fosse la difficoltàè attorno al II°+), con il quale ci si aiuta a salirlo, per pervenire ad una cengia, che si percorre verso destra e che diventa sempre più stretta, gira a sinistra, sale ad un intaglio (passaggio I°) che si supera per scendere alcuni metri. Da qui si vede la parete nord della Cima Grande e si prosegue salendo un breve camino verso sinistra, per poi proseguire verso destra per alcuni metri lungo una cengia esposta, fino a scendere nel comodo (I°). Si può procedere di nuovo slegati, salendo per pochi metri a raggiungere una cengia a sinistra di un blocco, che si percorre fino dove è possibile aggirarlo sulla destra, si scende e poi si sale il blocco finale, dove c’è la vetta.

DISCESA - La discesa la si fa percorrendo la via di salita a ritroso, sempre legati e facendo delle doppie. Solo gli ultimi metri del primo tiro (II°), l’abbiamo arrampicato, perché non siamo riusciti a fare una doppia unica. Poi siamo scesi slegati, con molta cautela fino alla Forcella Grande.

NOTE - Sebbene le difficoltà tecniche non siano elevate ed il dislivello sia di poco superiore a 600m, è una salita lunga ed impegnativa da non sottovalutare. Sembrerà canzonatorio parlare di ambiente solitario, riferendosi alle Cime di Lavaredo, ma è stato così, mi sembrava di essere sulle Dolomiti di oltre Piave. La via in se, i panorami, tutto è meraviglioso, in oltre vent’anni di gite in montagna, è sicuramente una delle più entusiasmanti che abbia fatto. ©

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