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Escursionismo

Nome salita:
"Sentiero dei ciclamini" nel bosco incantato
Data:
27-08-2005
Regione:
Veneto
 
Zona:
M. Pizzoc
 
Partenza da:
Fregona
 
Dislivello:
1350 m
Quota di partenza:
330 m
Salita a:
sud-ovest
Discesa a:
sud-ovest
Difficoltà:
media
 
Commento:
Eccomi pronto per l'ulteriore "pizzoccata" (ascensione del M.Pizzoc) del sabato mattina, a bruciare le tappe, a consumare ogni briciolo di energia presente in me, per arrivare a F.lla Pizzoc (1499 m) in meno di due ore, overo in qualche minuto meno della volta precedente; ma del tutto ignaro della magia alla quale andrò incontro oggi. Si parte dalla piazza di Fregona, quella del municipio e della ProLoco, per ripercorrere il tracciato della Ecomartona dei Cimbri, lungo i vari sentieri e sterrate che si intrecciano fino a giungere la bandiera di F.lla Pizzoc. Il tracciato dell'EcoMaratona è di per se molto suggestivo, ma per i concorrenti, come me, ormai non è più una novità, con tutti gli allenamenti e le ripetizioni che, giunti alla seconda edizione dell’evento, hanno compiuto. Nella mia mente sento lo sparo del via, mentre nella realtà si ode solo il BIP del cronometro, e parto allegro in discesa in direzione dello stadio comunale, in fondo alla strada si cambia direzione per risalire verso la chiesa, questa volta vado in salita e gli scalini dell’edificio di culto si fanno subito sentire, il cuore incomincia a prendere giri, e non smetterà fino all'agognata forcella. Passaggio dietro il cimitero e giù per l'erta discesa di ciotoli, scivolosi come non mai, che porta in località "Le Masiere", non me ne sono accorto ma sono sul sentiero CAI 1037b. La prima sorpresa della giornata è in agguato, il torrente Carron è gonfio di pioggia e bisogna guadarlo, i bastoncini telescopici mi tolgono dai guai, permettemdomi di saltarlo. Raccimolo le forze e riparto in salita verso le grotte, si intravedono le case di Breda ma le lascio sulla sx, perchè scendo di nuovo su fondo infido verso il mulino, per poi attraversare uno degli scenari più suggestivi dell'intera maratona: le Grotte del Caglieron. Le ho viste decine di volte ma non smettono mai di affascinarmi, passate queste, c'è il cortile della casa con i cani “mordi caviglie” da attraversare, saluto e chiedo venia alla padrona di casa e vado oltre. Sono sul versante Ovest del M. Castello (465 m) e sto percorrendo il sentiero 1037a che si sovrappone al "sentiero Minerario", in pochi minuti sarò alla chiesa di Sonego e superati alcuni sentieri non segnati sarò nei pressi della briglia dell'acquedotto. Qui inizia la vera salita, su una erta strada di cemento zigrinato, su questo primo tratto ripido se non si usano bene le gambe i polpacci hanno la tendenza ad esplodere, perchè lo sforzo blocca la circolazione sanguigna. Ora sono a 575 m dove la strada si biforca portando alla ex cava di pietra a sx e a Cadolten a dx. La pendenza non è estrema ma comunque si fa sentire sulle larghe serpentine che mi porteranno ad incontrare l'AV6. Ci sono, passati i 700 m d'altezza trovo l'AV6 ed il sentiero TV1, fino a qui 1h giusta, ho meno di un ora per fare 800 m e forse 4 Km lineari, insomma sono a metà strada. Il sentiero si fà scivoloso e non sempre la prima traiettoria è quella giusta per salire. Sono concentrato sul traguardo intermedio della Madonna dell'Agnelezza, quando sarò lì mi rimaranno solo 600 m di dolore. Passato anche questo check point decido di attuare una politica più di conservazione dell'energia, il sentiero lo conosco bene, curva dopo curva, ma sembra non finire mai, il cuore è sempre alto: 170 - 174 bpm, di più non si può, sono quasi due ore che batte così. Una visione: la bandiera che svantola, un ultimo accenno di corsa, le gambe di legno, tocco il tavolo da pic-nic di F.lla Pizzoc, fermo il cronometro, 1h 55', 3' meno dell'altra volta, ma senza fermare il cronometro sulle pause. L'impresa è compiuta, ora rimane la parte facile, andare al Rif.città di V.V. per rifocillarsi e scendere con calma dalla direttissima. Salutati i gestori del rifugio parto per la direttissima senza intenzione di stafare, ma ben presto noto che il sentiero è stato rassettato e tra gli alberi caduti sono stati aperti dei varchi con le motoseghe, la serpentina scende sempre costante su un magnifico fondo di aghi di pino, mai sentiero è stato più soffice da calpestare, le velocità di discesa fà invidia a Ghedina, qualche salto, qualche derapata, insomma si scende che è un piacere, a volte colpio dai raggi di sole a volte avvolto dalle nebbie. Forse qualcosa mi è sfuggito, ma il lungo traverso che si faceva di solito, non c'è più ed arrivo in un luogo nuovo dove trovo una fontanella contrassegnata dalla scritta "Costa Fontana". Mi trovo ad una T provo a dx, verso l'agnelezza ma il sentiero dopo pochi metri si impenna, non è il caso; allora vado a sx verso la strada del Santo, sono a 1100 m sul sent 981 anche detto "del bracconiere", continuo a scendere trovo qualche tratto esposto con ringhiera e qualche altro attrezzato con cavo d'acciaio, un ghiaione che scendo di gran lena, chi l'avrebbe mai detto, sono intorno ai 700 m; seguo la regola che dice: “finchè si scende è tutto apposto”, poi l'area è delimitata da strade che conosco quindi non c'è rischio di predersi, per lo meno più di così. Il sentiero si fa piano e noto essere contraddistinto da un quadrato rosso dipinto sugli alberi, siamo nel “bosco incantato”, nel ventre del monte Pizzoc dove solo i bracconieri, i fungaioli e gli animali si addentrano. Il sole è uscito dalle nuvole e brilla alto nel cielo, il terreno è tappezzato di ciclamini e l'aria ne profuma, che posto meraviglioso. Continuo verso Est raggiungo una sterrata che prosegue sui entrambi i versi in salita, che fregatura, per fortuna c'è un altro sentiero sotto di me, lo prendo, si trasforma in un altro ghiaione, che mi fa predere quota in men che non si dica e mi sputa su di un'altra sterrata: la strada del Santo, nei pressi di una costruzione in cemento a pochi metri dall'intersezione con la strada della cava, insomma poco distante da dove ero passato in salita. Questa è la storia del "Sentiero dei ciclamini" nel bosco incantato, non sempre sbagliare strada è un fatto negativo a volte aiuta ad allargare i nostri orizzonti. Ora non sò se con questo racconto sarete in grado di rintracciare il “bosco incantato” con i suoi ciclamini, magari se non passate attreverso le nebbie l’itinerario non funziona, comunque provare non vi costerà molto, il rischio è quello di perdere la via :-)
Relazione di:
Calabrones
 
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